CINEFORUM: “Café Society”

cafè society
Ieri sera, al Teatro San Rocco di Seregno,  è ricominciato il cineforum, con “Café Society”, il 47° film di Woody Allen.

Racconta una storia d’amore mancata e ribadisce temi a lui cari : il cinema, le donne, le nevrosi. E’ un film corale, ambientato nella seconda metà degli anni Trenta, attraversato dalla voce narrante che collega gli innumerevoli episodi, i flashback, i personaggi.
Accanto al triangolo amoroso, c’è la storia della famiglia del protagonista, Bobby, piena di tipi coloriti: genitori che litigano, sorella intellettuale e fratello malavitoso, che decide di diventare cristiano per potersi assicurare un aldilà.
Quando tutto sembra andare a meraviglia appare, come sempre, la solita ineludibile difficoltà: nel momento in cui si crede di aver ottenuto ciò che si cercava , la realtà prende il sopravvento, e fa infrangere i nostri sogni, o li costringe a rimanere tali.
Allen, anche in questo film, sembra suggerire che, se non ci si abbandona irrazionalmente all’amore, se ne porterà sempre con sé il rimpianto.

Come sempre, la narrazione è intrisa di piacevoli aforismi e frasi lapidarie come:
“La vita è una commedia scritta da un sadico che fa il commediografo.”
“Ci sono domande di cui non vuoi sapere la risposta”
“L’amore non ricambiato uccide in un anno più gente della tubercolosi.”
“Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo e un giorno ci azzeccherai.”
“È un peccato che la religione ebraica non abbia un aldilà sai quanti più clienti avrebbero?”

 

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