La leggenda del Calicantus

Filastrocca  (endecasillabi a rima baciata)

L’inverno soffiava alito gelato
sul pettirosso fiacco e stremato.
Aveva cercato rifugio, invano:
nessuno che gli desse una mano.

Al limite delle sue forze giunto
posò l’occhio stanco su di un punto
dove un umile arbusto quasi secco
s’ergeva proprio davanti al suo becco.

“Aiuto!” mormorò il pettirosso.
A quel dire l’albero fu commosso.
“Vieni da me” rispose generoso,
“il gelo il mio cuor non ha corroso,

sono spoglio ma ti offro riparo
a questo gelo pungente ed amaro:
le mie ultime foglie ingiallite
saran difesa per le tue ferite.”

Dio dall’alto vide la carità
dell’arbusto modesto, la sua pietà.
Decise che meritava un dono
per essersi mostrato così buono.

Chiamò a raccolta del cielo le stelle
– le più piccoline e le più belle –
le colmò di profumo inebriante
che per i sensi fosse esaltante.

Ne costellò i rami generosi
rendendoli fioriti e odorosi.
Una pioggia di stelle scintillanti
fece sbocciar mille fiori fragranti.

Petali d’oro fissati al legno
senza bisogno di alcun sostegno
che celavano un bel cuore rosso
perché ricordasse il pettirosso.

Tutto il giardino annusò estasiato
il gran profumo che s’era creato,
sedotto dai fiori che per incanto
avevan vestito il calicanto.
L.Z.