Cartesio va a morire (5)

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Quindici anni dopo la morte di Cartesio il suo amico Dalibert, tesoriere di Francia, venne a sapere che la tomba del filosofo stava cadendo in rovina. Scrisse quindi al nuovo ambasciatore francese a Stoccolma, Hugues de Terlon, perché ottenesse dal re l’autorizzazione per il trasporto delle spoglie in Francia.

Si era ormai arrivati al 1666 ed era passato un altro anno, quando finalmente l’ambasciatore si recò al cimitero delle minoranze religiose, molto lontano dal centro della città, in cui la salma del matematico era stata frettolosamente sepolta. Durante l’esumazione, che avvenne segretamente, notò che il corpo era in avanzato stato di decomposizione, e perciò ordinò di rimuovere le ossa dalla vecchia cassa e trasferirle in una scatola di rame dalle dimensioni molto più ridotte Questo avrebbe anche permesso un trasporto molto più agevole, senza destare troppa attenzione
Ebbero così inizio delle vicissitudini che sarebbero durate secoli.

Prima di chiudere la cassetta, i resti furono benedetti da un prete cattolico e l’ambasciatore ottenne di tenere per sé una reliquia, l’indice destro del defunto che era servito “da strumento” per i suoi scritti immortali.

La cassetta, sotto la sorveglianza delle guardie civiche svedesi , venne poi imbarcata per Copenaghen, da dove ripartì, via terra, per la Francia. Dopo essere stata aperta e controllata dai doganieri, la scatola arrivò finalmente a Parigi nel gennaio del 1667, ossia dopo otto mesi dalla riesumazione.

I resti vennero posti momentaneamente nella cappella della chiesa di Saint-Paul e dopo qualche mese, alla presenza di una grande folla, la cassa di rame fu traslata in una cripta della chiesa di Sainte-Geneviève-du-Mont a Parigi. Purtroppo questa chiesa fu distrutta durante la Rivoluzione francese, di conseguenza le ossa furono dapprima trasferite al Museo dei monumenti funebri francesi e poi nel 1819, allo smantellamento della collezione vennero portate nella loro sede definitiva, la chiesa di Saint-Germain-des-Prés, dove riposano tuttora.

Qui alla presenza dei luminari dell’Accademia delle Scienze, la cassa venne aperta ancora una volta … e sorse un problema quando si accorsero che allo scheletro mancava misteriosamente il cranio.

Una volta diffusa la notizia “scandalosa” del furto, cominciarono a spuntare in tutta Europa teschi o frammenti di cranio attribuiti al grande filosofo.

Da chi e quando era stato sottratto?
Si venne a scoprire che già all’epoca della prima esumazione, nel 1666, il teschio era stato sostituito con un altro che però, nel 1819, era evidentemente sparito.
Oltre ai due teschi, fu possibile verificare che anche altre ossa erano state sottratte.

Che cos’era successo?
Il teschio originale era stato rubato nel 1666 da Isaac Planström, il capitano delle guardie civiche di sorveglianza alla cassa in cui erano stati raccolti i resti di Cartesio, e primo di una lunga lista di proprietari.

Dopo essere passato per decenni fra le mani di professori, mercanti, militari, vescovi e funzionari governativi, il cranio ricomparve, privo di mandibola e della parte inferiore, nel 1821 a un’asta pubblica a Stoccolma, dove fu acquistato dal chimico svedese Berzélius e riconsegnato alla Francia.

Tutti i vari proprietari, dalla fine del Seicento al momento della vendita, avevano orgogliosamente lasciato la loro firma sul cranio, entusiasti di sfoggiare sulla loro scrivania un teschio così illustre, a memento della morte, destino comune e ineluttabile. In bella vista, sulla fronte, spiccava la scritta del primo ladro: “Teschio di Descartes, preso da J. Fr. Planström, nell’anno 1666, all’epoca in cui il corpo stava per essere restituito alla Francia“.

Quando si diffuse la notizia delle peripezie del cranio di Cartesio e del suo ritrovamento, si scoprì che all’Università di Lund, in Svezia, ce n’era un altro ritenuto assolutamente autentico.

Il teschio firmato attribuito a Cartesio, che continua a rimanere separato dal resto delle ossa, può essere ammirato al Musée de l’Homme, in compagnia di altri trentacinquemila teschi, compreso l’unico cranio integro dell’uomo di Cro-Magnon

(5. fine)


Immagine: https://www.museedelhomme.fr/fr/musee/collections/crane-descartes-3853

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