L’elettricità (4): Mary Shelley e Frankenstein

👉 L’elettricità (1): Volta e la pila
👉 L’elettricità (2): Galvani e la rana
👉 L’elettricità (3): Aldini e i cadaveri

Gli esperimenti di Aldini con i cadaveri, condotti in pubblico e con grande senso dello spettacolo, attrassero notevole attenzione. Ai corpi venivano applicati più terminali elettrificati: il passaggio della corrente pareva ridestarli causando convulsioni e contrazioni muscolari.
L’idea che l’elettricità fosse davvero l’essenza della vita e che potesse essere usata per riportare in vita i morti si mise a circolare nei circoli intellettuali londinesi: il poeta Samuel Taylor Coleridge era affascinato dai legami tra elettricità e vita e Percy Bysshe Shelley si dedicava con passione alla sperimentazione galvanica. Sua sorella Helen ricordava come fin da giovanissimo gli piacesse praticare l’elettricità in famiglia, facendo sedere tutti attorno al tavolo della sala da pranzo e mostrando o sottoponendoli ai suoi folgoranti esperimenti.

Quello era l’ambiente in cui si muoveva Mary Wollstonecraft Godwin, cresciuta in una casa frequentata da personalità artistiche come Coleridge, William Hazlitt, Charles Lamb e, soprattutto, Shelley, col quale nel 1814 fuggì nel continente. Non erano mancati neppure scienziati, come i chimici Humphry Davy e William Nicholson, due pionieri nel campo dell’elettricità

In quell’atmosfera intellettuale davvero stimolante aveva assistito anche ai dibattiti dei radicali inglesi e acquistò una sensibilità romantica, scientifica e sociale condivisa e sviluppata con il marito che era uno dei discepoli di suo padre, il saggista e scrittore politico William Godwin.

Nel 1814 i chirurghi inglesi John Abernethy e William Lawrence aprirono un dibattito sulla natura della vita, in cui il vitalismo spiritualizzato del primo era contrapposto al materialismo e meccanicismo del secondo.
Entrambi questi medici avevano legami con gli Shelley: Percy era un ammiratore di Abernethy di cui aveva letto gli scritti e Lawrence era il loro medico.
In questo dibattito, Abernethy sosteneva che la vita era una sorta di principio vitale, “addizionato” al corpo e indipendente dalla sua struttura e che questo elemento vitale aggiunto fosse analogo all’elettricità, considerata come una forza vitale.
Il suo avversario, Lawrence, pensava invece che la vita fosse semplicemente l’operazione di tutte le funzioni del corpo senza che ci fosse bisogno di invocare una forza vitale per spiegarne i processi. Questo sembrava suggerire che nemmeno l’anima, spesso vista affine al principio vitale, esistesse, perciò il medico fu costretto a ritirare il libro in cui aveva pubblicato le sue lezioni e a dimettersi dall’incarico che ricopriva in ospedale.

Da anni venivano svolti esperimenti su cadaveri e Mary ne era a conoscenza, anzi almeno una volta vi aveva assistito durante una conferenza pubblica sul galvanismo, cioè le reazioni dei muscoli del corpo agli impulsi elettrici, e sugli usi medicinali dell’elettricità; si dice che il marito volesse parteciparvi anche la sera seguente portandovi un amico, ma aveva trovato l’aula chiusa.

Uno dei suoi medici, Henry Cline, aveva risvegliato un marinaio rimasto in coma per diversi mesi e un altro James Curry, aveva scritto un libro su come distinguere ciò che chiamava morte “apparente” da quella “assoluta”.(Il solo modo per appurare la morte vera era la putrefazione del corpo.) Questo si inseriva in un dibattito più ampio che distingueva tra due tipi di morte, “incompleta” e “assoluta”: alcuni scienziati sostenevano che sebbene comunemente si ritiene che alla morte non vi sia alcun rimedio loro erano pronti ad affermare che la morte potesse essere curata.

Perciò quando Mary Shelley scrisse “Frankenstein” nel 1818, gli argomenti di cui trattava erano considerati scienza e si considerava ormai prossima la possibilità di riportare in vita una persona con una adeguata somministrazione di scosse elettriche che percuotessero la carne morta, facessero battere un cuore che si era fermato ed espandere polmoni che avevano smesso di dilatarsi. Sarà questo flusso di elettroni che permetterà al moderno Prometeo di soffiare un alito vitale su un corpo formato dall’assembramento di varie parti di cadaveri.

43 thoughts on “L’elettricità (4): Mary Shelley e Frankenstein

  1. YOUNG FRANKENSTEIN!!!!! WOW #1 GREAT ACTORS #2 GREAT MOVIE #3 FUNNY 🤣😂😁 #4 GENE AND I LOVED IT & SAW IT SIX TIMES #5 WHEN OUR PRECIOUS LITTLE GOLDY 🐈😿 DIED IT MADE US LAUGH AGAIN THANKS LUISA LOVE ,,🤕S.M.

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  2. The subtext on Frankenstein was interesting as well. She was reviled as a child, since she was born out of wedlock. As a child, she faced scorn from people for something that she had no choice in. Similarly, the Frankenstein monster was scorned, too, and it had nothing to do with his creation.

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  3. Frankenstein è un libro che ho letto con un certo timore che però mi è piaciuto molto. Mai avrei immaginato che fosse stato ispirato da simili esperimenti! Un libro per quei tempi all’avanguardia!!!!

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  4. Anche ora quando il cuore è molto provato e come ultimo tentativo vedo che c’è un defibrillatore. D’altronde per vincere si diceva alla “carica”

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    1. Anche a me è sempre piaciuto molto, al punto che lo facevo leggere anche ai miei studenti del liceo scientifico tecnologico perché offriva molte riflessioni anche in campo scientifico

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  5. Ciao Luisa. Leonardo, che nei suoi studi di anatomia sezionava cadaveri, ne disegnava gli organi dopo averli persino sezionati (sotto questo aspetto Leonardo ci appare un personaggio sconcertante..), non riusci’ a capire cio’ che del corpo umano era “non meccanico”. Non conosceva l’energia elettrica e non poteva quindi neppure fare esperimenti alla Galvani, o alla Aldini, quindi era convinto che il “movimento in vita” non poteva che dipendere dall’anima, da un principio vitale. Certamente anche gli animali per Leonardo avevano l’anima. Era si’, razionale, lo sceneggiato degli anni ’70 con Philip Lw Roy fa vedere Leonardo che rimprovera alcuni studiosi che discutono in piazza sulla essenza dell’anima. “l’essenza anima..sofismi, lasciate perdere, perche’ non discutete piuttosto di cose pratiche, scientifiche, e matematiche, che sono piu’ utili, che perdere tempo sull’anima…”. Eppure, credeva nell’anima. Dato che non sapeva spiegarsi il movimento e forse neppure l’origine del pensiero.
    Io sono dell’idea che il fatto che in noi circoli corrente elettrica, nella mielina dei nervi, nei filamenti dendritici del cervello e nei neuroni che grazie a questi impulsi si scambiano sostanze chimiche (adrenalina, serotonina, noradrenalina, ossitocina, dopamina..), ecco tutto questo non nega l’anima, che se esiste e’ spirito e non c’entra con il movimento delle braccia o delle gambe. E’ altro.Questa e’ almeno una mia idea. “galvani” non prova l’inesistenza dello spirito. Ciao 🙂

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