Tudor Christmas Pie 🥧

During the Tudor period the four weeks leading up to Christmas, known as Advent, required fasting and a limited range of allowed foods.
However when Christmas day came around, people were permitted to cast off the food restrictions and enjoy a lavish feast, of course if they were rich.

One of the typical dishes for the holiday season was roasted wild boar, the head of which was used as a table presentation, displayed on a tray with an apple in its mouth.
This centrepiece was usually carried into the banqueting hall on a gold or silver plate, accompanied by trumpets and songs.
However, this trend became problematic as wild boars, which were hunted and eaten all the time, began to diminish drastically.

Wealthier diners could also enjoy a particular delicacy of the time: the Tudor Christmas Pie, whose main ingredient was turkey.
The first turkeys arrived in England from the New World in the 1520s (1526 it is believed) right in the middle of Henry VIII’s reign.
They were seen as an exotic delicacy, and their popularity grew quickly and soon they became a regular at Christmas meals. Every year, large flocks of turkeys were seen walking from Norfolk and Suffolk to London markets, a journey that that began as early as August.

Rich families enjoyed impressive Christmas pies consisting of a turkey stuffed with a goose, stuffed with a chicken, stuffed with a partridge, stuffed with a pigeon. All this was cooked inside a pastry shell called a “coffin”, and was served with hare, wild fowl and other game birds on the side.

The great banquets could also include souse, that is pig feet and ears marinated in salt and vinegar, with the addition of various vegetables and spices: onions, carrots, celery, sage, rosemary, bay leaves, fennel, tarragon, cloves, pepper, star anise etc. , and also swan or peacock.

The tradition was to skin a peacock, bake it and then redecorate it with all its stunning iridescent blue feathers. The roast swan was often presented on the table with a golden crown on its head. To this day, English law states that all mute swans are owned by the Crown and cannot be eaten without permission from the Queen.

There were also pies that were baked hollow, then filled with live birds that would fly off when the crust was cut.
Such a surprise dish may have been served at the meeting which was held near Calais in 1520 between the 28-year-old Henry and the 25-year-old King of France Francis I.

Il pasticcio di Natale

Durante il periodo Tudor le quattro settimane che precedono il Natale, conosciute come Avvento, prescrivevano digiuno e la possibilità di mangiare solo una ristretta gamma di cibi.
Arrivato il Natale, alla gente era permesso di abbandonare ogni restrizione alimentare e godersi sontuosi banchetti, ovviamente se si era ricchi.

Uno dei piatti tipici per le festività natalizie era il cinghiale arrostito, la cui testa veniva usata come presentazione da tavola, esposta su un vassoio con una mela in bocca.
Questo centrotavola era di norma portato nella sala dei banchetti su un piatto d’oro o d’argento accompagnato da squilli di tromba e canti.
Questa tendenza però divenne problematica perché i cinghiali, che erano cacciati e mangiati in continuazione, cominciarono a estinguersi.

I commensali più facoltosi potevano anche una particolare prelibatezza dell’epoca: il pasticcio di Natale Tudor, il cui ingrediente principale era il tacchino.
I primi tacchini arrivarono dal Nuovo Mondo attorno agli anni 20 del 1500 (si suppone fosse il 1526 ) proprio nel bel mezzo del regno di Enrico VIII.
Erano considerati una raffinatezza esotica, rara all’inizio, ma che poi divenne sempre più diffusa. Diventarono in breve il piatto tradizionale natalizio e ogni anno, si vedevano grandi gruppi di tacchini in cammino da Norfolk e Suffolk fino ai mercati di Londra, un viaggio iniziato fin da agosto.

Le famiglie ricche si deliziavano con imponenti pasticci natalizie composti da un tacchino, ripieno di un’oca, farcita con un pollo, ripieno di una pernice, farcita con un piccione. Tutto questo veniva cotto all’interno di un involucro di pasta chiamato “bara”, e veniva servito con a lato lepri e uccelli selvatici.

I grandi banchetti potevano anche includere il “souse”, cioè piedini e orecchie di maiali messi a marinare in sale e aceto, con l’aggiunta di varie verdure e spezie: cipolle, carote, sedano, salvia, rosmarino, alloro, finocchietto, dragoncello, chiodi di garofano, pepe, anice stellato ecc. , e anche cigno o pavone.

La tradizione era quella di spennate un pavone, cuocerlo e poi ridecorarlo con tutte le sue splendide piume blu iridescenti. Il arrosto veniva addirittura presentato in tavola con una corona d’oro sulla testa. Ancora oggi, la legge inglese stabilisce che tutti i cigni muti sono di proprietà della Corona e non possono essere mangiati senza il permesso della Regina.

C’erano anche torte che venivano cotte vuote, quindi riempite con uccelli vivi che volavano via quando la crosta veniva tagliata.
Un tale piatto a sorpresa potrebbe essere stato servito durante l’incontro che si tenne vicino a Calais nel 1520 tra il 28enne Enrico VIII e il 25enne re di Francia Francesco I-

Image: henrytudorsociety.com/

65 thoughts on “Tudor Christmas Pie 🥧

    1. E poi impossibilità di far movimento non solo per ovvia sazietà ma anche perché una legge aveva vietato tutti gli sport attivi (definiti pericolosi) il giorno di Natale ad eccezione del tiro con l’arco 😉

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  1. Non ti dico che mi hai fatto venire l’acqualina in bocca, Luisa, perché solo a leggere mi sono saziato (e qualche volta disgustato da certi accopiamenti e da certe entrées). Ma come il coccodrillo ho pianto per i cinchiali e i cigni e tutti gli animali sacrificati all’ingordigia umana. Grazie di questo pantagruelico articolo!

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    1. Sai una cosa? Dopo aver mangiato cibo così abbondante non doveva esserci molta voglia di dedicarsi ad attività fisiche.
      E nel 1541 Enrico VIII introdusse perfino l’Unlawful Games Act, una legge che proibiva di praticare qualsiasi sport il giorno di Natale, ad eccezione del tiro con l’arco.🏹 🍖🏹 🍗🏹

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  2. Insomma visto il mio simbolo del blog mi vuoi s..pennare, cioè togliere la penna! giammai ! meglio i vestiti (a volte son crudele con il prossimo!!)🤭😮😋

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  3. Mamma mia quanti animali sacrificati all’epoca come del resto anche oggi, per l’ingordigia umana!!! Il tuo articolo è bello e completo delle tradizioni storiche culinarie, ma io da vegetariana quale sono da anni e anni, non posso fare a meno di sottolineare il sacrificare gli animali… Che si parli di tradizioni storiche o dei tempi moderni, per me è sempre e un dispiacere, pur rispettando comunque chi è carnivoro!!! Buon pomeriggio cara Luisa 🥰

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  4. Meno male che i tempi sono cambiati! Ti immagini Luisa che lavoro immane preparare uno di quei pranzi??? E non avevano neppure le comodità che abbiamo oggi nelle nostre cucine! Bellissimo e interessantissimo articolo. Mi ha fatto girare la testa a pensare a tutto quel lavoro!!! 🙂

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      1. Certo non lo metto in dubbio!!!! I signori mangiavano, mica sfaticavano!!!! Ma siccome sono io che cucino in casa, ho pensato a quanto mi ci sarebbe voluto ad allestire una simile tavola!!! Meglio diventare eremita….. 😉

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    1. Yes, it is!
      During the wedding of Italian Marie de’ Medici and Henry IV of France in 1600 there was something similar: “The first surprise, though, came shortly before the starter—when the guests sat down, unfolded their napkins and saw songbirds fly out…”

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    1. Si dice che anche nel corso del banchetto per il matrimonio di Maria de’ Medici, figlia del granduca Francesco I Medici e di Giovanna d’Austria, ed Enrico IV di Borbone, re di Francia nel 1600, c’è stato qualcosa di simile. La prima sorpresa di quel fantasioso banchetto è arrivata quando gli ospiti hanno aperto i loro tovaglioli e hanno visto volare via tanti uccelli 🕊️🕊️🕊️

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