T.S. Eliot & April /2

Both Geoffrey Chaucer (see here) and American poet Thomas Stearns Eliot (1888 –1965) start their most famous works by mentioning “April” in the first line but with completely different connotations.
If in Chaucer’s work, “sweet” April has a positive connotation, it means a vigorous, fertile rebirth of nature, animals and men which pushes people to embark on a new journey , new adventures, Eliot’s images are drastically different, he takes the images of rebirth found in Chaucer’s poem and distorts them, shatters them.
If we had not been alerted by the title of the whole poem “The Waste land”, or the title of its first section “Burial of the Dead”, here we are clearly told that April is a cruel month, a painful symbol of infertility. The poem is indeed about sterility of all kinds – bodily, spiritual, geographical – and how post-war Europe became a kind of waste land after the horror and destruction of the First World War.

April is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain.
Winter kept us warm, covering
Earth in forgetful snow, feeding
A little life with dried tubers.

The poem starts challenging the traditional attitude to spring: April is not welcome because it cannot offer the land and people a prospect of rebirth, only pain.
The land is dead, nothing can save it, no plant can grow from it. It only awakes memory and desire, mixes past and future, the memory of a better time and the desire for a positive change. And in doing so, it takes land and people from the paradoxical comfort of winter, the cold season when life is reduced to a minimum which, however, kept people warm. The inhabitants of the waste land are afraid of awakening to life, they prefer the quiet and safety of death, that winter that covers the world with its oblivious security, the “forgetful snow” that allowed them to ignore what lay beneath.

Spring, on the other hand, comes with its cruel warmth and melts the snow that prevented people from remembering their pain, mocking them with hopes of renewal which will prove to be false, and with possibilities that can never be realized.

To be continued

Sia Geoffrey Chaucer (vedi qui) che il poeta americano Thomas Stearns Eliot (1888-1965) iniziano la loro opera più famosa citando “Aprile” nel primo verso, ma con connotazioni completamente diverse.

Se nell’opera di Chaucer il “dolce” aprile ha una connotazione positiva, significa una lussureggiante e fertile rinascita di natura, animali e uomini che spinge le persone a intraprendere nuove avventure, le immagini di Eliot sono drasticamente diverse: prende le immagini della rinascita che si trovano nel poema di Chaucer e le distorce, le frantuma.
Se non ci fossero sorti dubbi con il titolo dell’intera opera “La terra desolata”, o quello della prima sezione “La sepoltura dei morti”, qui ci viene detto chiaramente che aprile è un mese crudele, un doloroso simbolo di infertilità. E infatti il lungo poemetto parla di sterilità di ogni tipo – del corpo, dello spirito, dei luoghi – e di come l’Europa del dopoguerra sia diventata una specie di terra desolata dopo l’orrore e la distruzione della prima guerra mondiale

Aprile è il mese più crudele, genera
lillà da terra morta, mescolando
memoria e desiderio, risvegliando
radici assopite con piogge primaverili.
L’inverno ci ha tenuti al caldo, coprendo
la terra con neve obliosa, nutrendo
un po’ di vita con tuberi secchi.

(trad: L.Z.)

Il poemetto inizia andando contro l’atteggiamento tradizionale nei confronti della primavera: aprile non è il benvenuto perché non può offrire alla terra e alle persone una prospettiva di rinascita, ma solo dolore.
La terra è morta, niente può salvarla, nessuna pianta può crescere da essa. Risveglia solo memoria e desiderio, mescola passato e futuro, il ricordo di un tempo migliore e il desiderio di un cambiamento positivo. E così facendo sottrae la terra al conforto paradossale dell’inverno, la stagione fredda in cui la vita è ridotta al minimo tenendo però le persone al caldo. Gli abitanti della terra desolata hanno paura di risvegliarsi alla vita, ma preferiscono la quiete e la sicurezza della morte, quell’inverno che copre il mondo con la sua sicurezza ignara, la “neve obliosa” che ha permesso loro di ignorare cosa giaceva al di sotto.

La primavera, invece, arriva con il suo tepore crudele e scioglie la neve che impediva alle persone di ricordare il proprio dolore, e si prende gioco di tutti con speranze di rinnovamento che si riveleranno false e possibilità che non potranno mai essere realizzate.