Géza Szőcs

(From Wikimedia Commons)

Ieri, 5 novembre 2020, è morto per Covid il poeta, scrittore, giornalista e politico ungherese Géza Szőcs, nato nel 1953 in Transilvania (nella minoranza etnica ungherese).

Non lo conoscevo ma ne ho letto l’annuncio diramato dal prof Tomaso Kemeny, eminente poeta contemporaneo, che ho avuto la fortuna di conoscere perché è stato mio professore di letteratura inglese all’università.
Ho fatto qualche ricerca e ho letto alcuni articoli in cui il prof Kemeny, ungherese di nascita, parla della raccolta “Né l’esistenza né la scala” di Szőcs di cui ha curato la traduzione e ne cita alcuni versi che ho trovato davvero intensi.
Non sono riuscita a rintracciare in italiano tutta la poesia da cui quei versi erano tratti. Per cui l’ho cercata in ungherese (che non conosco) e ho tentato di tradurla con il traduttore, facendo anche un controllo dall’ungherese all’inglese, per riuscire a venirne a capo.

Ecco il risultato (sarei lieta se qualche amico che conosce ungherese correggesse dove ho sbagliato)

Bach non ha bisogno di un pubblico.
Il tempo non ha bisogno di una pendola.
e Bach non ha bisogno di un pubblico
né l’ente assoluto di un’esistenza.

Perché a un uccello dovrebbe servire una scala?
Bach non ha bisogno di un pubblico
né l’Amore di dichiarazioni
di corpo, di lussuria,
di sesso, di guscio, di matrimoni.

Neanche la bellezza si guarda allo specchio
mentre la morte si aggira.

Una lanterna oscillante nella grande oscurità:
la luce dell’Universo lampeggia
e risplende negli occhi del Signore Dio.

II.
Che cos’è la dolcezza
non lo sa il miele.
Forse la bellezza
è quando Dio contempla se stesso


Bachnak nincs szüksége hallgatóra.
Az Időnek nem kell falióra.
Nincs szüksége publikumra Bachnak
sem a Magánvalónak a létre.

Minek kéne a madárnak létra.
Nincs szüksége Bachnak hallgatókra
sem a Szerelemnek vallomásra,
testre, kéjre,
szexre, héjra, nászra.

A Szépség sem pillant tükörbe
míg Halál járja körbe-körbe.

Lengő lámpás kinn a nagy sötétben:
hunyorog az Univerzum fénye,
visszasüt az Úristen szemébe.

II.
Mi is az, hogy édes,
nem tudja a méz.
Talán az a szépség,
amikor az Isten
önmagába néz?

28 thoughts on “Géza Szőcs

  1. I did not knew of him, maybe like many others who do not read Hungarian, but those poems you translate sound nice, it reminds me of a Islamic Hadith Qudsi :

    “I was a hidden treasure, and I wished to be known, so I created a creation (mankind), then made Myself known to them, and they recognized Me.”

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  2. Complimenti cara Luisa. Ho una cara amica ungherese. Se ti facesse piacere potrei farle leggere la poesia e la tua traduzione. Unica cosa se non è in questo periodo in Ungheria perché essendo vedova spesso lì ritorna ma col covid è tutto da verificare. Un abbraccio. Isabella

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    1. Sarebbe un grandissimo piacere e un onore! Poi, quando avrà apportato le opportune correzioni (senza fretta) modificherei la traduzione
      Grazieeee 🙏🏻💜🙏🏻💜🙏🏻💜🙏🏻💜

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