The Father of a Boy Named Sue 🎶

Shel Silverstein wrote a sequel to “A Boy Named Sue” (see here) called “The Father of a Boy Named Sue”. It is an irreverent and morally questionable folk song, brutally realistic in portraying the nastiness in the world around us.

The story is told from the father’s point of view: he admits that he lied about naming his son Sue to make sure he would become tough, he just wanted to be nasty. And now Sue, who has became a drag queen, lives with him, offering all the services of a daughter, and even more…

Intro
(Okay now years ago I wrote a song called A Boy Named Sue and that was okay
And everything except then I started to think about it and I thought
It is unfair I am looking at the whole thing from the poor kid’s point of view
And as I get more older and more fatherly
I begin to look at things from an old man’s point of view
So I decided to give the old man equal time okay here we go)

Yeah I lef’ home when the kid was three and it sure felt good to be fancy free
Tho I knew it wasn’t quite the fatherly thing to do
But that kid kept screamin’ and throwin’ up and pissin’ in his pants til I had enough
So just for revenge I went and named him Sue
Yeah it was Gatlinberg in mid July I was gettin’ drunk but gettin’ by
Gettin’ old and goin’ from bad to worse
When thru the door with an awful scream comes the ugliest queen I’ve ever seen
He says my name is Sue how do you do then he hits me with his purse

Now this ain’t the way he tells the tale but he scratched my face with his fingernails
And then he bit my thumb and kicked me with his high-heeled shoe
So I hit him in the nose and he started to cry and he threw some perfume in my eye
And it sure ain’t easy fightin’ with a boy named Sue

So I hit him in the head with a caned-back chair
And he screamed hey dad you mussed my hair
And he hit me in the navel and knocked out a piece of my lint
He was spittin’ blood I was spittin’ teeth
And we crashed through the wall and out into the street
A kickin and gougin’ in the mud and the blood and the creme de menthe

Then out of his garter he pulls a gun I’m about to get shot by my very own son
He’s screamin’ bout Sigmund Freud and lookin’ grim uh
So I thought fast and I told him some stuff
How I named him Sue just to make him tough
And I guess he bought it ’cause now I’m livin’ with him
Yeah he cooks and sews and cleans up the place he cuts my hair and shaves my face
And irons my shirts better than a daughter could do
And on the nights that I can’t score well I can’t tell you anymore
Sure is a joy to have a boy named Sue yeah a son is fun
But it’s a joy to have a boy named Sue

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IL PADRE DI UN RAGAZZO CHIAMATO SUE

(OK, anni fa, ho scritto una canzone intitolata “Un ragazzo chiamato Sue” e tutto è andato bene finché non ho cominciato a pensarci e mi sono detto:
Non è giusto che guardi l’intera faccenda solo dal punto di vista del povero ragazzo
E così man mano che divento più vecchio e più paterno
comincio a guardare le cose da un punto di vista da vecchio
quindi ho deciso di offrire al padre lo stesso spazio, ok, andiamo)

Sì, me ne sono andato da casa quando il bambino aveva tre anni ed era davvero bello essere libero e senza pensieri
anche se sapevo che non era proprio la cosa più paterna da fare,
ma quel ragazzo continuava a strillare, vomitare e farla addosso finché ne ho avuto abbastanza.
Così, per vendicarmi, ho deciso di chiamarlo Sue.
Sì, era metà luglio a Gatlinberg, io mi ubriacavo ma tiravo avanti
invecchiando e andando di male in peggio
quando dalla porta con uno strillo orribile entra la più brutta checca che abbia mai visto,
Dice: Mi chiamo Sue, come va? e poi mi colpisce con la sua borsa

Non è così che lui racconta la storia, ma mi ha graffiato il viso con le unghie
e poi mi ha morso il pollice e mi ha preso a calci con la sua scarpa col tacco alto.
Così l’ho colpito sul naso e lui ha iniziato a piangere e mi ha gettato un po’ di profumo negli occhi.
Certamente non è facile litigare con un ragazzo di nome Sue

Io l’ho colpito alla testa con una sedia dallo schienale di bambù;
lui ha urlato ehi papà, mi hai scompigliato i capelli
e mi ha colpito l’ombelico e tirandomi via un po’ di lanugine.
Lui sputava sangue, io sputavo denti,
abbiamo sfondato il muro e siamo usciti per strada
scalciando e rotolando nel fango, nel sangue e nella Crème de Menthe

Poi lui tira fuori dalla giarrettiera una pistola e io sto per essere ammazzato da mio figlio
Lui urla contro Sigmund Freud e sembra confuso
così ho pensato velocemente e gli ho detto alcune cose:
che l’ho chiamato Sue solo per farlo diventare duro
e credo che se la sia bevuta perché ora vivo con lui
Sì, lui cucina, cuce e pulisce dove mi taglia i capelli e mi fa la barba
e stira le mie camicie meglio di quanto possa fare una figlia
E nelle notti in cui non riesco a scopare, beh non posso dirvi di più
Certo è una gioia avere un ragazzo di nome Sue, sì, un figlio è un bel divertimento
ma è una gran gioia avere un ragazzo di nome Sue.
(L.Z.)