Cartesio va a morire (2)

👉 qui la prima parte

Sbarcato a Stoccolma il 4 ottobre 1649 e subito assalito dal gelo tagliente, Cartesio avvistò l’ambasciatore francese e si lasciò accompagnare nel luogo in cui avrebbe preso dimora.
No, non era il Castello reale di Tre Kronor (quello che sarebbe stato inghiottito dalle fiamme meno di mezzo secolo dopo) ma la residenza dell’ambasciatore di Francia, nella città vecchia.
Era un solido edificio barocco a quattro piani, dalla facciata rossa decorata con le statue di Mercurio e Nettuno e ornata di balconi. Un palazzo davvero apprezzabile dal punto di vista estetico, ma terribilmente freddo, situata in un sobborgo ancor più freddo.
La regina Cristina lo ricevette il giorno seguente e si dimostrò entusiasta di averlo a corte, al punto di proporgli di restare per sempre in Svezia. Probabilmente voleva trovare nella filosofia anche le giuste argomentazioni per sottrarsi al matrimonio che il senato voleva imporle.
Dopo i convenevoli passò alla informazioni pratiche: gli avrebbe concesso un breve periodo per ambientarsi, per mettere in ordine tutti i documenti portati dall’Olanda, e cominciare a progettare la creazione di un’Accademia. Cartesio si dichiarò d’accordo, dicendole però che c’erano alcuni manoscritti che, per il momento, voleva mantenere segreti.
In seguito, gli comunicò, sarebbero iniziate le lezioni, in cui si sarebbe discusso di logica, filosofia e religione: avrebbero avuto luogo nella biblioteca del palazzo e sarebbero durate circa cinque ore.
L’orario fissato era l’unico che per lei fosse conveniente, quando era ancora libera dagli impegni di Stato. Quando specificò che si trattava delle cinque di mattina, Cartesio pensò di non aver capito bene.
Poi, resosi conto che quell’ora antelucana era proprio il momento di inizio, rimase sconvolto, tuttavia cercò di non far trapelare nulla dall’espressione del suo volto.

Avrebbe saputo adattarsi e reggere? Lui che lavorava fino a notte tarda, momento in cui riusciva a concentrarsi meglio, e che alla mattina non si alzava prima delle undici.
Avrebbe dovuto cambiare tutte le sue consuetudini, in pratica tutto il suo modo di vivere, all’età di cinquantatré anni!

E fu così che la mattina, anzi, la notte, nell’oscurità e nel gelo, Cartesio dovette abituarsi a sgusciar fuori dal tepore delle coperte, ed entrare nell’aria fredda della stanza, indossare abito e parrucca, prendere la carrozza e tuffarsi nel gelo dell’inverno scandinavo. Tutto questo, diceva, lo faceva sentire completamente fuori dal suo elemento!
Una volta raggiunto il castello, doveva salire i centoquindici gradini per arrivare alla biblioteca priva di riscaldamento, dove passava un tempo infinito prima che gli si scongelassero mani e piedi.

Questo ritmo di vita, unito al clima rigido, stava indebolendo il suo fisico. Gli sembrava che anche i pensieri si congelassero, proprio come accadeva alle acque.
A gennaio già rimpiangeva di essersi lasciato convincere ad andare a Stoccolma.
Perché non se l’era immaginato? Perché non ne aveva avuto qualche sentore, magari in uno di quei suoi sogni visionari e rivelatori?
Quel clima, inoltre, sembrava nocivo anche a chi vi era avvezzo più di lui: ultimamente l’ambasciatore Chanut era stato colpito da febbre molto alta.

Il 3 febbraio 1650, cinque mesi dopo il suo arrivo a Stoccolma, al ritorno da una mattinata di lezione, nel castello gelato, anche Cartesio fu assalito da una febbre altissima.

(2.continua)

immagine: René Descartes in conversazione con Cristina di Svezia (dettaglio di un dipinto di Nils Forsberg)

48 thoughts on “Cartesio va a morire (2)

  1. Eh.. Meditazioni metafisiche, Povero Renato. prima dissertazioni infinite con Padre Bourdin e poi i Gesuiti che ordinano Cristina di prenderlo come precettore così, data la sua salute , prima poi sarebbe morto… il discorso sul Metodo: una minaccia enorme per la Chiesa.. l’individuo avrebbe potuto imparare qualcosa che l’avrebbe reso autonomo dalle paure..

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      1. Il discorso sul metodo è uno strumento per prendere consapevolezza delle modalità del pensiero. Una pratica da esercitare con costanza e attenzione come si esercita la meditazione. Qualsiasi cosa che aiuti l’essere umano a diventare più consapevole di se stesso è contraria alle leggi ecclesiastiche cattoliche che hanno, come scopo principale assoggettare al controllo mente e corpo.

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