Le donne del mio Vate – ☾ CXIII ☽🖋️

Cap 15. L’ultimo D’Annunzio (10)

Come vi ho detto, secondo molti il suicidio venne tramutato dai medici in morte accidentale, per ragioni di Stato poiché il Vate era una figura pubblica. Per questo motivo non vennero mai eseguiti né autopsia né accertamenti approfonditi per meglio chiarire le cause del decesso.

Qualche mese prima, in una lettera alla sorella, aveva scritto: “Io resto con il nulla che mi sono creato”, in cui sembra presagire un suicidio, del cui tentativo parlava anche nel suo Libro Segreto:
“Non so, non saprò mai, se non da una divinazione religiosa. era presente il Fato indomito? era presente Nostro Signore? […]
Ma chi era presente? chi vide? chi mai potrà ridire? Presente era tuttavia la morte che il gran palpito uno e triplice non aveva respinto. Era là, evocata dalla condoglianza dei famigli accorsi, dal compianto strepitoso”

Era angosciato dall’aver perso ogni passione, quella spinta vitale che gli faceva dire: “La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua…”

E questo sembrava richiamare i versi con cui si conclude il Libro segreto:
“La mia concisa disperazione è questa: unicamente questa, immutabilmente questa.
Tutta la vita è senza mutamento.
Ha un solo volto la malinconia.
Il pensiero ha per cima la follia.
E l’amore è legato al tradimento.”

Per non parlare del lugubre messaggio-epitaffio lanciato dalla tomba dei suoi cani:
“ogni uomo seppellito
è il cane del suo nulla.”

Ogni uomo sta di guardia al nulla… ricordo che quando avevo cercato di convincerlo dell’esistenza di un aldilà, mi ero sentita rispondere:
“Voglio restare con il nulla che mi sono creato […]. Preferisco il nulla, la polvere, la putredine, i vermi che ci mangeranno. Non deve restare nulla di noi. […] In fin dei conti, non credo che al néant».
Aveva poi aggiunto “Felici voi che credete!”

E solo tre giorni prima della sua morte mi aveva tristemente confessato:
“Ho pianto pensando all’improvviso a come sono stato amato e a come ho disperso tutto al vento per non fare posto che alla lussuria. Quante vittime!”

Se si fosse trattato veramente di suicidio, so che sarebbe stato impossibile celebrare i solenni funerali religiosi, con innegabile imbarazzo per Mussolini e per il Governo, che meno di dieci anni prima, nel 1929, aveva sottoscritto con la Santa Sede i “Patti Lateranensi” che regolavano i rapporti tra Stato e Chiesa.

Quei funerali di Stato voluti in suo onore dal regime fascista, videro un’imponente partecipazione di folla che mesta seguiva il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo.
Vi partecipò anche il figlio Mario, deputato fascista che tornò al Vittoriale solo per i funerali del padre. Era accanto alla madre, al Duce, ai pezzi grossi del partito .
In mezzo a tutte quelle impettite autorità in orbace, e tutte quelle insegne di associazioni fasciste che svettavano sui partecipanti, ho visto anche tante donne visibilmente afflitte. Chi erano? Alcune badesse di passo? Altre amanti segrete di cui non ero a conoscenza?
Perché la consolazione di vederlo accompagnato da tanto affetto verso la sua ultima dimora terrena era guastata da una punta di gelosia?

Tornando all’ipotesi del suicidio, plausibile da molti punti di vista, a me però sorge spontanea una domanda. Se davvero avesse voluto suicidarsi, lui, così rispettoso dell’immagine, della forma e del decoro, non avrebbe scelto un abbigliamento più consono che non un pigiama stropicciato, e un ambiente meno angusto di una specie di sgabuzzino?

continua

As I told you, according to many, the suicide was transformed by the doctors into an accidental death, for State interest, since the Vate was a public figure. That’s why neither an autopsy nor in-depth investigations were ever carried out to better clarify the causes of death.

A few months earlier, in a letter to his sister, he had written: “I remain with the nothingness that I created for myself”, where he seems to foresee a suicide. He also spoke about a suicide attempt in his Secret Book:
“I don’t know, I will never know, except from a religious divination, if indomitable Fate was present, or if Our Lord was present […]
But who was present? who saw? who could ever say anything? However, death was present had not been able to repel the great throb. It was there, evoked by the condolence of the family members who had gathered, and by the sensational mourning”

He was distressed by having lost all passion, that vital drive that made him say: “Passion in everything. I desire the slightest things as desperately as the greatest. I can never get a break…”

And this seemed to recall the lines with which the Secret Book ends:
“My concise despair is this, uniquely this, immutably this.
All life is without change.
Melancholy has only one face.
Thought has madness at its peak.
And love is linked to betrayal.”

Not to mention the gloomy message-epitaph launched from the grave of his dogs:
“every man who is buried
is the dog of his nothingness.”

Every man stands guard over his nothingness… I remember that when I tried to convince him of the existence of an afterlife, he replied:
“I want to remain with the nothingness that I created for myself […]. I prefer nothingness, dust, decay, the worms that will eat us. There must be nothing left of us. […] Ultimately, I don’t believe in anything but the néant (nothingness).”
He then added “Happy are you who believe!”

And only three days before his death he sadly said to me:
“I cried suddenly thinking about how I was loved and how I scattered everything to the wind to make room only for lust. How many victims!”

If that had been a suicide, the solemn religious funerals could not have been celebrated, with undeniable embarrassment for Mussolini and for the Government. In 1929 agreements between the Italian government and the Holy See had been signed. They were called Lateran Pacts because they were named after the Lateran Palace where they were stipulated.
The treaty settled the position of Rome as the capital of Italy and established the Vatican City as a sovereign state. The Italian government also agreed to give the Roman Catholic Church financial compensation for the loss of the Papal States.

Since the church does not grant religious funerals to those who kill themselves,
those state funerals wanted in honour of D’Annunzio by the fascist regime would have been impossible. Instead they had an impressive participation of the crowd who sadly followed the coffin, wrapped in his military flag.
His son Mario, a fascist deputy who returned to the Vittoriale only for his father’s funeral, also participated. He was next to his mother, the Duce, the most important members of the Fascist Party
In the midst of all those strutting authorities, and all those signs of fascist associations that towered over the participants, I also saw many visibly distressed women. Who were they? Some of his “passing abbesses”? Other secret lovers I didn’t know about?
Why was the solace of seeing him accompanied by so much affection towards his final earthly home marred by a hint of jealousy?

Returning to the suicide hypothesis, which, I know, is plausible from many points of view, a question arises spontaneously for me. If he really wanted to commit suicide, and since he was so respectful of image, form and decorum, wouldn’t he have chosen more suitable clothing than crumpled pajamas, and an environment less cramped than a sort of closet?

to be continued